PAUL DI ANNO + AXTRA + NAMELESS CRIME + LARSEN + MACHINE OF HATE

Napoli - Palapartenope - 31/05/2003

Questa è senza dubbio una serata degna di nota per il centro sud. Dopo diversi anni, infatti, un nome importante del metal torna ad esibirsi a Napoli, città che fino a qualche anno fa non era estranea ad eventi di un certo spessore, ma che ultimamente è stata completamente estromessa dal giro “grosso”. E tutto ciò non è poco. C’è da sperare, però, che non resti un episodio isolato, ma che dia l’input giusto affinché anche i metal kids della Campania e delle regioni limitrofe possano vedere un concerto serio a pochi km da casa loro. E a giudicare dall’affluenza di ragazzi presenti al Palapartenope non sarebbe un’idea poi così malsana organizzare altri eventi come questo in futuro. Tutti, a partire dagli organizzatori, sono rimasti stupiti dal numero di persone presenti, a dimostrazione che l’interesse c’è. Basta saper stuzzicare i giovani con nomi di un certo interesse. Ma veniamo al concerto… Una strana tarantella ha accompagnato l’esibizione dell’ex singer dei Maiden nei giorni precendenti il concerto. In origine avrebbe dovuto effettuare uno show acustico al Jail. Poi ha optato per un’esibizione elettrica. Questo, unito alla buona prevendita, ha portato gli organizzatori a spostare il concerto al Palapartenope. Una volta arrivati al palazzetto l’impatto non è niente male. Un palco dalle dimensioni rispettabilissime, ottimo impianto luci e svariate persone già piazzate per assistere al concerto del vecchio Paul. Peccato però che la grandezza della struttura non abbia giovato all’audio già di per se non ottimo, e che andava ad aggravarsi per via di un fastidiosissimo rimbombo che ha disturbato le esibizioni per tutta la serata.

MACHINE OF HATE

Come da prassi, ormai, quando arriviamo il primo gruppo ha già terminato la sua esibizione. Chiedendo un po’ in giro ho saputo che i Machine of hate (come intuibile dal monicker, ispirati dai Fear Factory) hanno fornito un’esibizione sufficiente, senza particolari spunti interessanti.

LARSEN

Molto meglio, invece, i Larsen, promettente band dedita ad un power metal di stampo tedesco che però strizza spesso e volentieri l’occhio al classico heavy metal inglese. Aprono il loro show con il classico dei Rainbow “Kill the king”, riproposta in maniera più metallica. Sin da subito si nota un’ottima padronanza degli strumenti e l’ottima voce del singer, perfettamente a proprio agio sia nelle parti più propriamente power, sia in quelle più screaming alla Rob Halford. Ed è proprio quest’ultimo il suo punto di riferimento principale (non a caso in chiusura di show verrà proposta una cover del mega classico dei Judas Priest “Hell bent for leather”). I pezzi originali viaggiano su un power abbastanza canonico, mentre la band risulta molto più convincente quando si cimenta nella rivisitazione dei classici del passato. Ecco infatti che oltre alla già citata “Hell bent for leather”, in chiusura viene eseguita “Metal thrashing mad”, estratta dal seminale “Fistfull of metal” degli Anthrax, e sotto il palco si scatena il putiferio. Uno show divertente, ma la band deve ancora crescere, almeno per quanto riguarda le composizioni proprie.

NAMELESS CRIME

È ora il turno dei Nameless Crime, band ultra nota nell’underground partenopeo. L’esibizione sarà incentrata sulla promozione del debut cd di recente pubblicazione, e devo dire che dal vivo la band risulta molto più convincente rispetto alla prova in studio. Grande frontman, ottima preparazione tecnica, il loro speed/thrash nella sede live guadagna in potenza e coinvolgimento. Dopo un breve intro è la volta di “Crime scene”, seguita da “Neuropathy”. Fabio Manda fa di tutto per coinvolgere il pubblico, il quale reagisce bene agli stimoli e dimostra di gradire la proposta del quintetto napoletano. C’è tempo anche per presentare un nuovo brano, “Octopus eye”, prima di avviarsi alla conclusione di un concerto molto intenso e particolarmente sentito, forse anche perché ci si trovava davanti al pubblico di casa. Fabio continua il suo show nello show… è davvero scatenato (arriverà sul palco perfino durante l’esibizione di Paul di Anno per dare un cd del proprio gruppo al singer!!!), ma nonostante tutto riesce a convincere anche dal punto di vista tecnico, con una prova vocale davvero molto interessante. È proprio “Nameless crime” a congedare la band da un pubblico già abbastanza provato dal pogo e dal gran caldo presente all’interno del Palapartenope.

AXTRA

Ci si avvicina al momento di vedere il vecchio Paul esibirsi. Non prima però che gli Axtra, la band che lo supporterà, scaldino ancora un po’ la platea. Si tratta di una cover band dei Megadeth, che ci proporrà in tutto 6 brani. Mentre chiacchiero con alcuni amici durante il cambio palco, mi cade l’occhio sul cantante e giuro che mi stava venendo un colpo. Ero abbastanza distante dal palco e ho detto: azz, c’è Dave Mustaine… Incredibile la somiglianza con Megadave, perfino nei particolari: capelli rossi e lunghi, Jackson Flying V, camicia a quadri senza maniche, jeans elasticizzati. Allucinante. Devo dire che anche musicalmente il gruppo ha riproposto i brani in maniera più che sufficiente (a parte qualche sbavatura di troppo in fase solista). Dopo “Skin o’ my teeth” è la volta di “Holy wars”, accolta in maniera molto calorosa dal pubblico. La voce è sinistramente simile a quella di Dave e il pogo sotto il palco è notevole. Dopo “Symphony of destruction” si torna all’album più tecnico dei Megadeth, e cioè “Rust in peace”, con “Tornado of soul”, prima del mega classico “Peace sells”. Stranamente la band in chiusura propone “Creeping death”. È vero sì che Dave Mustaine risulta tra gli autori del pezzo, ma è comunque una scelta che spiazza i presenti.

PAUL DI ANNO

Una breve pausa per far prendere fiato agli Axtra e finalmente ci siamo. Le immortali note di “The ides of march” fanno da preludio all’entrata in scena del mitico singer, che sulle note di “Wrathchild” arriva sul palco come una furia. Notevolmente ingrassato, completamente rasato e con un look hip-poparo, fa storcere il muso a più di un presente, ma nel momento in cui Paul inizia a cantare i dubbi passano tutti. La voce è sempre quella e se è vero che ogni tanto esce fuori qualche growl di troppo, è anche vero che il magnetismo che emana è ancora intatto. Chi se ne frega se ora Paul rinnega il metal? Chi se ne frega se growla per darsi un tono più moderno o se non ha più un look pelle e borchie… Quando intona “Prowler” è sempre un piacere ascoltarlo. Poi c’è da dire che sul palco è un vero e proprio animale… dà tutto se stesso, proponendo un’esibizione molto “fisica”. Non mi interessa stare ad analizzare quanto sia sentito quello che fa o quanto sia una presa per il culo. Questi sono concerti ai quali si va per divertirsi e soprattutto riascoltare qualcuno che nel bene o nel male ha comunque contribuito a scrivere alcune delle pagine più belle della storia del metal. Rispetto a quando lo vidi al Wacken nel 2001 è ancora più grintoso, e gli Axtra non fanno affatto rimpiangere i Killers, anzi… Certo non sono gli Iron Maiden, questo è evidente, ma svolgono il loro lavoro in maniera appassionata. Sorvolando sui due brani del repertorio solista, e sull’assurdo siparietto di “Chiwawa” (…), Paul ci ha deliziato con brani come “Murders in the Rue Morgue”, “Killers”, “Sanctuary”, per finire alla grande con l’immancabile “Running free”, cantata a squarciagola da tutti i presenti. Unico rammarico la breve durata del concerto. Ma la qualità dei brani presentati, unita alla sua capacità di showman hanno reso il tutto molto coinvolgente.

Il concerto è finito e la gente è soddisfatta. Anzi, doppiamente soddisfatta… Per l’aspetto musicale e anche per il motivo di cui parlavo in apertura. Non è una cosa da sottovalutare e spero proprio che il buon riscontro di pubblico smuova le acque giuste e che ci si possa ritrovare a breve di nuovo a Napoli per un altro bel concerto, magari ancora più importante di quello di stasera. (Dulnir)

Photos by Massimiliano Volpe